Malattie del cuore (parte 1)

Trascrizione in geroglifico, translitterazione e traduzione

Ebers (99,17 - 99.18)

PER QUEL CHE RIGUARDA L'INONDAZIONE DEL CUORE:

è [colpa del]la saliva; le sue membra sono deboli al completo.


Ebers (99,18 - 99.21)

A PROPOSITO DELLA MALATTIA "SHES"* DEL CUORE, è un vaso

che si chiama "Ricevente" [Shesepu] che fa questo: esso è colui che dà acqua al cuore. ALTRA CONSIDERAZIONE:

è l'occhio che ha smesso di funzionare; alla fine lui diventa sordo, la sua bocca non si apre, si scopre che tutti i suoi organi

sono inerti, dopo che a lui il [vaso] "Ricevente" fa cadere il cuore in questa condizione.


Note

* una malattia sconosciuta, probabilmente uno stato di coma, in conseguenza al versamento pericardico (l'inondazione del cuore).


Commento

L’inondazione del cuore è stata interpretata come il versamento pericardico, l’accumulo di liquido nel pericardio; gli egiziani probabilmente credevano che esistesse un vaso che portava liquido (la saliva mwy.t-r(3) dalla prima riga) nel pericardio. Lo stomaco era detto r3-ib "la bocca del cuore", non è da escludere (ma solo è una mia ipotesi) che si credesse che in qualche modo la saliva che, deglutita, finiva nello stomaco, fosse portata nel pericardio da un'anomalia di questo fantomatico "vaso Shesepu" (il Ricevente - Vygus p. 1615), che poi potrebbe anche non essere un vaso sanguigno propriamente detto in quanto col termine m.t si intendono anche (per esempio) i nervi, una traduzione più generica potrebbe essere "condotto Shesepu"

La malattia Shes, anche questa sconosciuta, sembra proprio lo stato di coma che in caso di grave versamento pericardico, precede la morte.

 

Un po' di grammatica:

Notare il predicato nominale šspw rn=f letteralmente "Shesepu il suo nome".

Per tm "perire, cessare, non fare" (vedi Vygus p.2052; Faulkner p. 298), il verbo è coniugato al compiuto non agenziale (3^ persona femminile) introdotto forse da un in narrativo. Faulkner suggerisce anche un "chiudere la bocca" (sempre a p. 298 ma con determinativo A2), si potrebbe azzardare un "il suo occhio è chiuso".

r idn=f, proposizione temporale introdotta da r "finché fino  al momento che".

n wnn r(3)=f, negazione dell'ariosto.

Per il termine prr(w) (participio imperfettivo di pri) ho adottato la traduzione comune nel papiro medico "esce, si scopre che". Letteralmente sarebbe "quello che esce è..."

Per w3 "cadere in una condizione" vedi Faulkner p.52.

L'ultima frase

L'ultima frase merita due righe di spiegazione, in quanto si discosta molto da tutte le altre traduzioni che ho trovato. Per la traduzione ho seguito il principio che:

  1. non ha senso copiare pedissequamente testi blasonati se non sono convinto,
  2. se devo sbagliare preferisco farlo con la mia testa.

Dunque: i testi solitamente considerano il primo termine šspw come il "Vaso chiamato Ricevente" ed il secondo šspw voce verbale "ricevere, trattenere, ecc". Queste versioni però non considerano il termine w3 che secondo me invece va considerato. Alla luce della grafia identica dei due termini šspw ho ipotizzato che fossero lo stesso termine (vaso Ricevente) e che w3 fosse la voce verbale "mettere in condizione" (vedi sopra); il tutto coniugato in una forma temporale "mrr=f" (ma w3 in quanto 2-Lit non reduplica) in quanto azione ricorrente, introdotta ma m-ḫt, il tutto seguito da un nome di partecipante indiretto im(=f). Da qui la traduzione letterale: "dopo che a lui il vaso ricevente mette in condizione il cuore in ciò".